La Vita tra Metafore e Similitudini: Un Viaggio nel Linguaggio e nell'Esperienza

La tendenza a viaggiare è una caratteristica intrinseca dell'uomo fin dalla sua comparsa sulla terra. Viaggiare non è solo spostarsi, ma un vero e proprio modo di cambiare, una trasformazione profonda che avviene attraverso la scoperta di nuovi orizzonti e l'incontro con culture diverse.

Il fascino del viaggio risiede nella sua capacità di rispecchiare la vita umana, con le sue sfide, scoperte e trasformazioni. Esiste un'opera che incarna i significati concreti e simbolici legati al viaggio: l'Odissea.

Oltre al ritorno in patria, che rappresenta la meta finale dell'eroe Ulisse, l'Odissea è un racconto epico di avventure e prove. Ad esempio, il momento in cui i compagni di Ulisse vengono trasformati in porci simboleggia l'abbruttimento dell'uomo, il trionfo dell'istinto sulla ragione.

Ulisse e Circe, un episodio emblematico dell'Odissea.

L'incontro con le sirene, creature misteriose dalla voce ammaliante, descrive una situazione in cui Ulisse, tentato e attratto dalla sensualità, utilizza la sua intelligenza per resistere. Sono queste metafore che ci invitano a profonde riflessioni esistenziali, interrogandoci sul significato della vita.

Nella storia della filosofia, Nietzsche ha riscoperto alla fine dell'Ottocento la metafora e il valore delle immagini. Il filosofo sostiene che il linguaggio è una convenzione, un sistema di metafore prodotto liberamente, e non l'unico modo valido per descrivere il mondo.

Metafora e Similitudine: Due Figure Retoriche a Confronto

La similitudine e la metafora sono due figure retoriche fondamentali nel linguaggio poetico. La similitudine connette due immagini attraverso avverbi di paragone come "come" o "tale...quale".

La similitudine nelle liriche è una figura retorica che pone in connessione tra di loro generalmente due immagini che sono in genere legate tra di loro attraverso degli avverbi di paragone o mediante delle locuzioni avverbiali, come per esempio: come, tale...quale, ecc... La similitudine non prevede che un paragone possa avvenire in senso differente.

La metafora, invece, è una figura retorica che non esplicita il significato in comune tra due termini. Esempio di metafora: "I capelli di Flavia sono oro". La metafora è un accostamento tra due realtà distanti che condividono un elemento.

Differenze tra metafora e similitudine.

Quando si sente il termine “Metafora” si fa riferimento ad una figura retoricache consiste nella sostituzione di una parola con un’altra che ha un significato molto simile. Diversamente dalla similitudine, la metafora è molto più diretta e breve.

Il linguaggio colloquiale è ricco di metafore, come ad esempio: "quella bambina corre come un fulmine". In questo caso, la metafora si crea accostando un verbo ad un nome. Ci sono casi in cui si crea attraverso l’accostamento tra un soggetto e un verbo (es. la mente vaga) oppure attraverso un accostamento tra sostantivo e complemento di specificazione (es. una valle di lacrime) o ancora un accostamento di un sostantivo e attributo (es.

Le metafore possono essere preziose per trasmettere un concetto, evidenziare un punto, offrire una prospettiva o stimolare una riflessione.

Metafora e vita quotidiana

Il Mare: Metafora del Cuore e dell'Infinito

Lontano nei tempi, prima ancora che si contrapponessero come l’alba e la sera del giorno, Oriente e Occidente avevano in comune un simbolo dove l’uomo, tra il cielo e la terra, si pensava come uno dei tre. Gli altri due erano Urano e Gea nella tradizione greca, Purusha e Prakriti nella tradizione indiana, Tien e Ti nella tradizione cinese. In tutte queste regioni del mondo la formula era: «Il cielo copre, la terra sostiene».

Del mare nulla, la sua inquietudine e la sua instabilità, anche quando, ingannevole, appare nella sua calma trasognata, non ne facevano una metafora idonea alla stabilità cosmica, anche se il ritmo dell’onda sulla spiaggia poteva dire che la regolarità del ritorno e non l’agitarsi degli uomini sulla terra, era la vera scansione del tempo.

Profonde lontananze di luce dischiudono orizzonti al di là dell’orizzonte, e perciò il mare si fa simbolo del "senza-confine" che impaurisce chi abita terre protette, intimi focolari, passioni quiete che nessuna gioia ha mai fatto danzare, alcun dolore inabissato.

Il mare conosce la danza e l’abisso. Ma chi sono coloro che hanno abbastanza cuore per questo? I signori della terra? Gli uomini di carattere? No, la superficie del mare è troppo pura per i loro occhi, e loro sono troppo sgraziati e avidi di territorio per prendere il largo con la semplicità del navigante che incoraggia il suo cuore.

E prende a conoscere come il piacere si intreccia con il dolore, la maledizione con la benedizione, la luce del giorno con il buio della notte, e come tutte le cose sono nel mare incatenate, intrecciate, innamorate senza una visibile distinzione, perché l’abisso, che tutte le cose sottende, vuole che così si ami il mondo.

Le linee del mare sono infatti, la "profondità" dell’abisso e il "senza-confine" dell’orizzonte, due dimensioni che inquietano l’uomo del territorio incapace di vivere senza i segni del mondo, ma non il navigante che non dice al dolore "sparisci" e all’amore "calmati".

A differenza dell’uomo del territorio che vuole il mondo, il navigante anela a cose più lontane, più abissali, più indistinte nei loro indiscernibili confini, e il suo cuore, come il mare, vuole se stesso, come l’onda, vuole il ritorno, come il vento, vuole tempesta e, come l’abisso, vuole profondità.

Il mare, metafora di profondità e libertà.

In questo senso il mare è la metafora del cuore come la terra lo è dell’anima razionale, perché a differenza dell’anima, che da quando è nata è sempre in cerca di protezione e di salvezza, nel cuore c’è quella voglia di terre non ancora scoperte che solo il mare può concedere a chi non teme il "senza-confine" dischiuso da quegli spazi senza meta dove neppure il tempo conosce altra segnalazione se non quella offerta dalla luce e dal buio: la luce di mezzogiorno che cancella tutte le ombre e il buio della notte dove la luna diffonde il suo raggio solo per ingannare con le ombre.

Il senso del mondo si capovolge e l’incalcolabile, che sulla terra incute timore, diventa metafora del cuore costretto a non fidarsi né della calma trasognata dell’acqua, né del suo burrascoso inabissarsi ed elevarsi, quando la costa è scomparsa e lo spazio e il tempo appaiono nel loro assoluto.

Qui e solo qui, non dietro la siepe dell’ermo colle, appare quanto è spaventoso l’infinito, e con l’infinito quanto è spaventosa la libertà sognata prima che l’ultima catena ci sciogliesse dalla terra, ora che non esiste più terra alcuna, ma solo il più assetato degli elementi, il più affamato, il più pauroso, il più misterioso, il mare.

Tagliati gli ormeggi l’orizzonte si dilata, il suo dilatarsi lo abolisce come orizzonte, come punto di riferimento, come incontro della terra col suo cielo.

E perciò Nietzsche può dire: «Abbiamo lasciato la terra e ci siamo imbarcati sulla nave! Abbiamo lasciato i ponti alle nostre spalle, e non è tutto! Abbiamo lasciato la terra dietro di noi. Ebbene, navicella! Guardati innanzi! Ai tuoi fianchi c’è l’oceano: è vero, non sempre muggisce, talvolta la sua distesa è come seta e oro e trasognamento della bontà. Ma verranno momenti in cui saprai che è infinito e che non c’è niente di più spaventevole dell’infinito. Oh, quel misero uccello che si è sentito libero e urta ora nelle pareti di questa gabbia! Guai se ti coglie la nostalgia della terra, come se là ci fosse stata più libertà. E non esiste più terra alcuna!».

Metafore Comuni e Pensiero Quotidiano

Nel libro “Metafora e vita quotidiana”, i linguisti Lakoff e Johnson ci offrono l’analisi approfondita di quanto le metafore guidino il nostro pensiero e la nostra esperienza. Un modo molto veloce per definire una metafora è: una similitudine in cui abbiamo omesso la parola ‘come’ e l’aspetto che vogliamo paragonare.

Lakoff e Johnson mostrano che costruiamo metafore non solo quando scriviamo o facciamo dei discorsi, ovvero quando abbiamo degli intenti retorici, ma anche e soprattutto quando cerchiamo di comprendere le nostre esperienze per costruire dei concetti e per comunicarle. Dire “la storia tra noi non ci sta portando da nessuna parte” è usare una metafora per spiegare che una relazione sentimentale non sta evolvendo come vorremmo, esattamente come un veicolo che è rimasto fermo non porta da nessuna parte.

Quello che abbiamo detto fin qui non esaurisce quanto sappiamo sull’uso delle metafore. L’aspetto che ci interessa è illustrare come esse ci permettano di comprendere qualcosa di astratto nei termini di un’esperienza concreta. Per questo scegliamo il termine di paragone tra le nostre esperienze quotidiane, molto spesso da quelle corporee, per cercare di cogliere un aspetto importante di quello di cui ragioniamo.

In breve, le metafore hanno un “verso di lettura” che va dal concreto all’astratto. Ma pensare per metafore ha delle conseguenze implicite di cui non siamo sempre consapevoli. Infatti proprio mentre vogliamo chiarire un aspetto sfuggente o difficile di una certa esperienza nei termini di un’altra, potremmo “proiettare” aspetti di quest’ultima sulla prima. Finiremmo così per alterare il senso del paragone.

La Resilienza Attraverso le Metafore

Soprattutto in questo periodo storico si invoca la resilienza come virtù necessaria per resistere a situazioni che risultano essere traumatiche. Ognuna di queste vesti ha una sua forza ed utilizzo. La metafora è uno di questi strumenti simbolici che si rifanno al “come se”, che affrancano da razionali vincoli e facilitano l’accesso all’emotività e alla mitologia familiare.

Quindi, la resilienza può essere definita come la capacità o il processo di far fronte, resistere, integrare, costruire e riuscire a riorganizzare positivamente la propria vita nonostante l’aver vissuto situazioni difficili (Malaguti 2005, p. 16).

Ecco alcune metafore che illustrano il concetto di resilienza:

  1. L’albero ferito da giovane, cresce intorno alla ferita.
  2. Quando un corpo estraneo, come un granello di sabbia, si insidia nella cavità dell’ostrica, E viene piano piano ricoperto da strati di madreperla allo scopo di difendere i tessuti dell’animale dall’irritazione.
  3. Il fiore di loto affonda le sue radici in un terreno melmoso di lagune e laghi.

La resilienza mette in ordine le perle dell’esperienza di gioia e di dolore con un filo di correlazioni di significati che rende plausibili le interpretazioni positive e ristruttura le esperienze negative. È la capacità di accettare le ferite nella lotta per la realizzazione del diventare se stessi che richiede discernimento e saggezza per non essere confusa con slancio cieco, e responsabilità e incoscienza.

Metafora Significato
Albero ferito La crescita personale nonostante le avversità.
Granello di sabbia nell'ostrica La trasformazione del dolore in qualcosa di prezioso.
Fiore di loto La capacità di trovare bellezza anche in ambienti difficili.

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