Il Dry Martini è uno dei cocktail più iconici e famosi al mondo, conosciuto per la sua semplicità ed eleganza. Questo drink, caratterizzato da un gusto asciutto e una gradazione alcolica alta (intorno ai 29,8%), è un classico intramontabile, apprezzato per il suo sapore deciso e la sua versatilità.
In questo articolo, esploreremo la storia affascinante del Martini Extra Dry, la sua ricetta classica, le diverse varianti e gli abbinamenti consigliati, per scoprire tutti i segreti di questo cocktail leggendario.
Origini e Storia del Martini
La storia del Dry Martini è avvolta nel mistero e nella leggenda. Come per tutti i drink più famosi, l’origine del Martini cocktail è dibattuta. In molti ne vorrebbero la paternità.
Alcune fonti sostengono che sia stato creato alla fine del XIX secolo da un barista di San Francisco, mentre altre attribuiscono la sua invenzione a un barista Italiano emigrato a New York. Dato per certo che si tratta di un cocktail di origine americana, in tanti ritengono che Martini sia il nome del barista ligure di Arma di Taggia che per primo l’ha servito nel 1912 a New York. Per la precisione l’avrebbe preparato per John D. Rockefeller.
Secondo un’altra tesi diffusa, il cocktail sarebbe nato a metà Ottocento a Martinez, cittadina della California. Un’ulteriore ipotesi sostiene che la creazione del primo Dry Martini si debba a Jerry Thomas, un barman che lo avrebbe proposto a un cliente in viaggio verso Martinez, nel 1860. Quanto alla ricetta, si può affermare con certezza che il Martini derivi dal Martinez, uno dei primi cocktail a combinare vermut e gin. Tuttavia, in origine si utilizzavano vermut rosso e qualche goccia di bitter per completare la miscela.
Il Martini Extra Dry è un vermouth, ovvero un vino aromatizzato e liquoroso che presenta una gradazione alcolica superiore a quella di qualsiasi altro vino. La sua storia affonda le radici indietro nel tempo: è stato lanciato per la prima volta il 1° gennaio 1900, dopo ben 10 anni di lungo lavoro di perfezionamento.
Il Dry Martini è diventato ancora più famoso grazie alla sua associazione con il personaggio di James Bond 007, il famoso agente segreto creato da Ian Fleming. Tuttavia, James Bond ha una particolare preferenza per il suo Martini, ordinando sempre “shaken, not stirred” (agitato, non mescolato), una scena che ha contribuito a consolidare l’immagine del Dry Martini come il cocktail preferito dei gentleman.
James Bond e il suo iconico Martini "shaken, not stirred"
Ingredienti e Ricetta del Martini Extra Dry
La preparazione di questo cocktail è estremamente semplice: gli ingredienti del Martini Dry base sono gin e vermouth dry, mescolati con ghiaccio utilizzando la tecnica del Stir & Strain, e serviti in un bicchiere da Martini raffreddato. Due semplici ingredienti e una guarnizione. Il Martini cocktail è semplice da fare, rientra nei drink con pochi ingredienti che puoi preparare comodamente a casa. Per un buon Martini nella ricetta classica servono infatti solo gin e vermut dry.
Scegli prodotti di qualità e vedrai che il risultato finale ti conquisterà. Le diversità nelle botaniche dei gin o nelle sfumature del vermut possono diventare poi uno stimolo a provare combinazioni differenti. Ai due ingredienti del Dry Martini si aggiunge poi la guarnizione. I due classici sono la scorza di limone o l’oliva verde in salamoia. Uno dei due è fondamentale, scegli tu quale! Molti, ad esempio, preferiscono servire a parte le olive per permettere di gustarle, se gradite, durante la bevuta.
Altro “ingrediente” fondamentale di questo cocktail iconico è il bicchiere. Viene servito infatti nella coppetta cocktail, un bicchiere classico che per molti è diventata poi la coppa Martini, appunto.
Ricetta Classica del Martini Extra Dry (IBA)
Il nostro Elpidio ti mostra come prepararlo in poche e semplici mosse con la ricetta ufficiale della IBA (International Bartenders Association), mediante la tecnica dello stir & strain, che consiste nel raccogliere cubetti di ghiaccio, 3/4 di gin e 1/4 di vermut dry nel mixing glass, per poi mescolarli con l'aiuto di un bar spoon. Non rimarrà che filtrare la miscela, trattenendo il ghiaccio con uno strainer, ossia una sorta di colino, nella tipica coppa Martini - bicchiere dalla forma conica rovesciata, usata anche per Daiquiri, Margarita e Manhattan - tenuta precedentemente in freezer così da risultare ben fredda.
- Raffreddare un mixing glass con tanto ghiaccio, quindi scolare l'acqua in eccesso.
- Versare il vermout dry e il gin nel mixing glass.
- Mescolare delicatamente.
- Versare il drink filtrando in una coppetta ghiacciata.
- Completare guarnendo con un'oliva verde in salamoia.
Come per il Manhattan, per preparare il Dry Martini riempite il vostro mixing glass con del ghiaccio così da raffreddare le pareti del bicchiere. Questo cocktail va servito in una coppa ghiacciata: mettete quindi il bicchiere in freezer finché si ghiaccia. Solitamente si accompagna con delle olive, noi consigliamo quelle Nocellara del Belice perchè molto carnose e con un buon bilanciamento in termini di dolcezza, sapidità e acidità. Volendo le olive possono essere bagnate nel vermouth.
Un classico Martini Extra Dry con oliva
Consigli per un Martini Perfetto
Anche se è piuttosto diffuso vedere il Martini arricchito con un'oliva all'interno, in realtà sarebbe meglio servirle a parte. Se preferisci, però, puoi aggiungere quelle snocciolate, magari bagnandole leggermente nel vermut.
Il Martini Extra Dry è un vermouth dal colore che sfuma verso il verde, caratterizzato da un aroma fresco e fruttato, con note intense e un delicato retrogusto di lamponi e limone. Al sapore è meno dolce rispetto ad altri tipi di Martini, perché contiene minori quantità di zucchero. Si notano essenze di iris, di legni pregiati e di sherry.
Il Martini Extra Dry, come ogni bevanda alcolica, è particolarmente calorico: una porzione da 50 ml apporta circa 50 kcal, derivanti principalmente dai carboidrati. Per quanto riguarda gli altri valori nutrizionali, possiamo notare la pressoché assenza di vitamine e sali minerali. Per questo motivo le sue sono considerate “calorie vuote”: non apportano alcun nutriente importante per la salute.
Dry Martini: Potremmo parlarne per ANNI senza FERMARCI - Ricetta e Preparazione | Italian Bartender
Varianti del Martini
Il Martini può essere preparato in molte diverse varianti, modificando le dosi di gin, vermut o aggiungendo altri ingredienti. Quando si parla di Martini Dry le varianti sono davvero molte. La più famosa è sicuramente il Vodka Martini o Vodkatini, che sostituisce il gin con la vodka, reso celebre da James Bond che nei film lo ordina sempre “agitato, non mescolato“.
- Sweet Martini: come dice il nome stesso, è più dolce rispetto alla ricetta originale, preparato con gin e vermut rosso, poi servito con una ciliegia al maraschino.
- Martini Perfect: composto da gin, vermut dry e vermut rosso.
- Martini Hemingway: che prende il nome proprio dal famoso scrittore statunitense, una versione molto secca ottenuta miscelando 1 parte di Martini dry con il ghiaccio in un mixing glass, eliminando poi il liquido e mescolare nella stessa maniera 12 parti di gin e 1 di vermut.
- Dirty Martini: (sempre vodka e vermut dry) è rafforzato invece dall’acqua di conservazione delle olive.
- Gibson: invece prevede la ricetta classica del Martini cocktail, ma con l’aggiunta di una cipollina in agrodolce come guarnizione.
- Espresso Martini: con vodka e liquore al caffè.
- French Martini: che alla vodka aggiunge liquore al lampone e succo d’ananas.
Un elegante Vodka Martini
Abbinamenti Consigliati
Il gusto secco e deciso del Martini cocktail lo rende perfetto da abbinare a degli antipasti di pesce oppure a bocconi raffinati come le ostriche. In generale i crudi di pesce e il sushi sono sempre un’ottima idea con il Martini Dry. Ma sempre per le sue caratteristiche, questo drink può essere un abbinamento sorprendente da provare con il dolce a fine pasto, magari una squisita torta Sacher.
Il Martini Extra Dry è un aperitivo molto apprezzato, ed è l’ingrediente base di un cocktail famosissimo, il Dry Martini - che prevede anche il gin e, a scelta, un’oliva o una scorza di limone. Tuttavia questo vermouth viene utilizzato anche per insaporire molte pietanze: il suo sapore si adatta perfettamente alle note acidule e a quelle più intense, quindi lo si può abbinare tranquillamente al pesce.
Vediamo quindi insieme la storia di questo drink, ingredienti e ricetta classica, ma anche abbinamenti e varianti del Martini.
Martini: un cocktail concettuale
Più di ogni altro drink, il Cocktail Martini non ha una ricetta definita, ma è equilibrio assolutamente personale tra Gin e Vermouth. È quello che io e Gianni Zottola definiamo un cocktail concettuale, così come lo è il Mai Tai.Proviamo ad approfondire un po’ che cosa vuol dire drink concettuale e che cosa c’entri il Mai Tai.Quando oggi un cliente chiede al bartender un Cocktail Martini, riceverà un drink a base Gin (generalmente London Dry) e Vermouth Dry, ma non è sempre stato così.
Che cosa c’è di concettuale in questo? Tuttavia il problema è proprio questo: il Cocktail Martini (attuale) non è un drink che ha un bilanciamento vero e proprio. È un drink del quale ne esistono infinite bilanciamenti e versioni, tanti quanti sono i clienti che bevono regolarmente questo drink.Il motivo più profondo secondo me è quello tecnico: non esiste un range di bilanciamento. Con range di bilanciamento intendo delle quantità attorno alle quali il drink è bilanciato. Nel caso di un cocktail sour possiamo dire che il drink è bilanciato se usiamo tra i 10 e i 20 ml di sciroppo di zucchero. Difficilmente qualcuno chiederà un sour con 30 ml di sciroppo di zucchero o, addirittura, senza zucchero. In un caso sarebbe troppo dolce, nell’altro caso troppo acido.
Possiamo quindi affermare che nei sour esiste un range di bilanciamento: ognuno può avere delle preferenze, ma esistono dei parametri oggettivi entro i quali il drink è bilanciato.Con il Martini non è così, o almeno non lo è nella versione attuale. Il Martini non ha un range di bilanciamento e, per questo motivo, può essere preparato in qualunque proporzione.Ti chiedo per ora di fare uno sforzo, dimenticati per ora che cosa sono Martini In&Out, Perfect Martini, Sweet Martini, Montgomery Martini e via discorrendo.
Dimenticati anche di tutte le richieste dei clienti. Facciamo un salto indietro nel tempo, in particolare nel 1800, periodo nel quale il Cocktail Martini era profondamente diverso dal drink che è oggi.Ti faccio un paio di esempi.Qua sotto puoi vedere uno screenshot tratto dal manuale di Harry Johnson del 1888. Come puoi vedere il Martini Cocktail era composto da gum syrup, Boker’s bitters, curacao (liquore di arancia), Old Tom gin e vermouth. Anche le quantità erano ben diverse da quelle odierne: gin e vermouth erano in parti uguali.
Qua sotto invece uno screenshot tratto dal manuale di Jerry Thomas, edizione del 1889. Come potete vedere il Martinez è concettualmente lo stesso drink (non la stessa ricetta) del Martini di Johnson.Il Martini è poi cambiato nel tempo. Senza lanciarci in disamine storiche/culturali approfondite (magari un giorno farò una diretta con Lucio Tucci sull’evoluzione del Martini) possiamo affermare che questo drink sia cambiato perché evidentemente i consumatori, per un motivo o per l’altro, lo hanno iniziato a chiedere preparato in maniera diversa (cosa che è comune a tutti i drink).
Ha perso il bitters, il gum syrup, il curacao e il maraschino. Gin e Vermouth però sono rimasti.Se facciamo un salto negli anni ’30 del ‘900, vediamo che già il Martini era cambiato e ne esistevano (almeno) 3 versioni. Qua sotto degli screenshot dal Savoy Cocktail Book dove potete vedere il Martini Cocktail nelle sue 3 versioni: Dry, Sweet e Medium (o Perfect).
Non ti saprei dire per quale motivo ma il Cocktail Martini nella versione dry è quello che poi verrà identificato come Cocktail Martini: oggi, se chiedi un Cocktail Martini, ti arriva un Dry Martini.Di Dry Martini ne nascono anche varianti più o meno secche (di cui parleremo dopo). Pensa per esempio al Martini In&Out, al Montgomery Martini al Martini Half&Half o al Reverse Martini (questi ultimi due non so neanche se si chiamino così, ma sono un Martini in parti uguali e uno con più vermouth che gin).
Arrivati a questo punto, possiamo quindi affermare che il Martini è un modo di bere gin e vermouth e che non esiste un range di bilanciamento.Come Gianni spiega nel suo articolo sui rum del Mai Tai (clicca qui per leggerlo), la stessa cosa vale per il famoso drink di Trader Vic. Il Mai Tai è un drink concettuale perché è un modo di bere rum, non una semplice ricetta. Gianni mi ha infatti ricordato che il Mai Tai per il americani era il drink delle vacanze, il drink che rappresentava la spensieratezza. Il Mai Tai veniva (e forse viene ancora) bevuto quando ci si sentiva o ci si voleva sentire in questo preciso stato d’animo.
La stessa cosa secondo noi vale per il Cocktail Martini. Non ti saprei definire quale sia questo stato d’animo, probabilmente varia da persona a persona e per questo lo possiamo chiamare lo stato d’animo del Cocktail Martini. Però se ci penso è così anche per me: bevo molto di rado il Cocktail Martini, ma quando lo bevo è perché mi sento di berlo. Non è come l’Americano, lo Spritz o il Mojito che sono bevute più spontanee, emotivamente facili oserei dire. La stessa cosa vale per Gianni, che ha anche trovato le parole per aiutarmi ad esprimere meglio questo concetto.
Che cos’è oggi il Cocktail Martini?Oggi, quando si parla di Cocktail Martini, ci si riferisce al Dry Martini, unione di Gin (solitamente London Dry) e Vermouth Dry. Vi darò qua sotto una ricetta generica che secondo me può essere un buon approccio a questo drink.
Andiamo quindi a vedere come si prepara il Cocktail Martini.La ricetta del Cocktail Martini oggi50 ml London Dry Gin10 ml Vermouth DryOlive verdi o Twist di LimoneChe cosa ti serve per fare il Cocktail MartiniCoppetta da 110 mlMixin’ glassJiggerBar SpoonStrainerStecchino di legno o acciaio (opzionale)Come si fa il Cocktail MartiniPer fare un buon Cocktail Martini gli ingredienti e la strumentazione devono essere ben freddi (ti consiglio di tenere il Gin in congelatore e il vermouth in frigo).
Come prima cosa quindi metti il Mixin’ glass in congelatore oppure raffreddalo bene con ghiaccio. La stessa cosa vale per la coppetta.Raffreddato il mixin’ glass versa gli ingredienti, aggiungi ghiaccio e miscela (stir) fino a raggiungere la diluizione desiderata (assaggia!).Filtra (se vuoi in double strain) nella coppetta ben fredda.Puoi decorare con olive oppure, se preferisci, puoi fare un leggero twist di limone sulla superficie. Presta molta attenzione al twist di limone: deve essere molto leggero, troppi olii essenziali sulla superficie del drink sono fastidiosi e coprenti.
Come trovare il tuo bilanciamentoNon esiste il Dry Martini perfetto, esiste il Dry Martini che piace.Come ho affermato all’inizio, il Dry Martini non è un cocktail con un equilibrio definito, ma è bilanciamento personale tra Gin e Vermouth Dry. Questo equilibrio personale non riguarda solamente le proporzioni tra ingredienti, ma anche la loro scelta.Innanzitutto il mio consiglio è di utilizzare un classico London Dry Gin: chi ama questo drink apprezzerà la tua scelta. I Gin troppo profumati, particolari o ‘ruffiani’ sono da evitare, a meno che un cliente non vi chieda espressamente un determinato gin o tu preferisca un drink meno asciutto.
Anche sul vermouth c’è l’imbarazzo della scelta. Carpano Dry, Martini Dry, Cinzano 1757 Dry tra gli italiani, Dolin Dry e Noilly Prat Dry tra i francesi. Tra questi il Noilly Prat Dry ha una particolare e gradevole nota ossidata.E per quanto riguarda le proporzioni?50 ml di gin e 10 ml di vermouth dry sono un buon punto di partenza. Con questa proporzione il drink non è troppo secco, ma neanche morbido. È un buon compromesso.Tuttavia non piacerà a tutti. Se cerchi un Martini più asciutto, diminuisci la quantità di vermouth senza modificare la quantità di gin. Pensa che molti americani bevono Dry Martini senza vermouth, praticamente un gin freddo (spesso da congelatore). Se non vuoi essere così estremo dosa il vermouth dry con un contagocce.
Se invece preferisci un Martini più morbido e abboccato, diminuisci la quantità di gin e aumenta quella di vermouth, oppure usa un gin meno secco.Infine un piccolo segreto: aggiungendo al drink 4-5 gocce di sciroppo di zucchero, il drink ha un aroma molto più presente, ma non sarà dolce. La stessa cosa vale se volete aggiungere una goccia di bitters. Provate per credere.
Proprio per il fatto che il Cocktail Martini è un concetto, ne esistono tantissime varianti.Addirittura si potrebbe argomentare che Cocktail Martini indichi una miscela generica di gin e vermouth e che ogni sua versione abbia un nome specifico: Dry, Sweet, Medium o Perfect ecc).Tra i Dry Martini più secchi, quindi con poco vermouth, il più famoso è il Martini in and out, dove il vermouth serve a sporcare il ghiaccio prima di essere scolato. Personalmente, quando lo devo preparare, non butto via il vermouth, ma ne metto molto meno, indicativamente mezzo bar spoon.
Vero è che il Martini In&Out è più un rituale che chi lo ordina vuole vedere, ma non mi sembra il caso di sprecare prodotti, soprattutto in questo periodo storico dove c’è una grande attenzione alla sostenibilità.Un’altra variante estremamente secca è il Montgomery Martini, preparato in una proporzione 15:1, quindi 15 parti di Gin, 1 parte di vermouth. Tradotto vuol dire 60 ml di Gin e 4 ml di Vermouth (circa 1 bar spoon). New York Magazine, 1987Secondo quanto appare in un articolo del New York Magazine datata 1987, sembra che questo fosse l’equilibrio preferito da Hemingway, che era solito ordinarlo all’Harry’s Bar di Venezia. Sembra che il drink fu chiamato così perché Bernard Law Montgomery, Maresciallo di Campo dell’esercito Inglese, fosse disposto ad andare in battaglia solo se in superiorità numerica, 15:1, come il gin sul vermut.
Utilizzando la Vodka al posto del Gin il drink prende il nome di Vodka Martini o Vodkatini. Un Vodkatini è meno aromatico perché la vodka è un distillato dall’aroma quasi neutro. È anche meno secco del Dry Martini. In questo drink il vermouth diventa protagonista. 50-60 ml di vodka e 10 ml di vermouth sono un buon punto di partenza.Dello Sweet Martini e del Medium (o Perfect) Martini abbiamo già parlato. Per fare uno Sweet Martini potresti utilizzare 50 ml di Gin e 15 ml di vermouth dolce, mentre per fare un Perfect Martini potresti usare 50 ml di Gin, 10 di vermouth dolce, 10 di vermouth dry.
Un’altra variante famosa, bevuta anche nella serie Tv La regina degli Scacchi è il Gibson Martini che si prepara decorando il drink con una cipollina lattofermentata. Clicca qui per vedere la mia lezione sul Gibson.Molto famoso è anche il Dirty Martini, miscela di vodka e salamoia d’olive. Io tuttavia preferisco prepararlo con gin e ho fatto una masterclass su come twistare il Dirty Martini usando degli Shrub. Clicca qui per vederla.
Sul Martini Cocktail è tutto e se sei arrivato a leggere fino a qui sei veramente un eroe o un super secchione. Su questo drink si potrebbe dire molto di più, sono sicuro che se andassi ad approfondire la ricerca storiografica su vari ricettari troverei tante curiosità, però già così siamo in grado di tracciare una traiettoria storica sufficiente a capire l’evoluzione di questo drink.