La frittata, un piatto semplice ma versatile, capace di adattarsi a molteplici interpretazioni e ruoli culinari. Si gusta come aperitivo, in abbinamento a salumi, farcita o cotta al forno in versione light. Ma qual è la sua storia e come nasce la leggenda della frittata dalle mille uova?
Le Origini Antiche della Frittata
Le origini della frittata sono molto antiche, risalenti all'Impero Romano. Nel "De re coquinaria" di Marco Gavio Apicio, si trovano ricette di uova sbattute con miele e pepe, chiamate "ovemele". Sempre in quest'opera, si menzionano le "ova spongia ex lacte", una frittata soffice e dolce preparata con uova, latte e olio, cotta solo da un lato e condita con miele e pepe nero.
Nel Medioevo, i monaci certosini divennero famosi per la preparazione di frittate, un'usanza che ancora oggi viene celebrata a Padula, in provincia di Salerno.
La Frittata dalle Mille Uova: Un Evento Storico
La manifestazione trae la sua origine da un episodio che fu riferito per la prima volta nel 1640 dal sacerdote scrittore Camillo Tutini: Carlo V, dopo aver sconfitto il 4 luglio 1535, a Tunisi, in una cruenta battaglia l’ammiraglio ottomano Khayr al-Din (detto Barbarossa), sbarcò in Italia a Reggio Calabria, acclamato dal popolo.
L’episodio della “Frittata delle 1000 uova” fu riferito per la prima volta nel 1640 dal sacerdote scrittore Camillo Tutini, che descrisse l’avvenimento dettagliatamente. L’evento storico è il ritorno trionfale in Italia dell’Imperatore Carlo V. Questi, dopo aver sconfitto il 4 luglio 1535, a Tunisi, in una cruenta battaglia l’ammiraglio ottomano, Khayr al-Din (detto Barbarossa), sbarcò in Italia a Reggio.
Durante questo soggiorno, i monaci si prodigarono per offrire agli ospiti una “pantagruelica imbandigione“, degna di un illustre sovrano. Tra le tante pietanze, fu preparata nella cucina del monastero una leggendaria “Frittata delle Mille uova”, per sfamare l’intero esercito.
Carlo V giunse alla Certosa il 10 agosto 1535. Dopo il suo sbarco a Reggio Calabria, l’imperatore decise di fermarsi a Padula per riposare e riflettere dopo la sua vittoria contro Barbarossa. Nonostante le rigide regole alimentari che imponevano una dieta priva di carne, i monaci non si scoraggiarono. La genesi di questa straordinaria pietanza è raccontata in un libro del 1640, scritto dal sacerdote Camillo Turini.
I monaci, con grande ingegno, decisero di rompere e sbattere a mano mille uova, condendole per realizzare una frittata capace di sfamare l’imperatore e tutto il suo esercito.
Carlo rimase lusingato dalla maestria del cuoco, e dall’ospitalità ricevuta ricambiando la comunità monastica di Padula assegnando loro ulteriori privilegi.
La Rievocazione Storica a Padula
Prendendo spunto da questo aneddoto, ogni anno viene rappresentata una rivisitazione storica dal titolo “Padula in festa per Carlo V”, organizzata dall’Associazione turistica Pro Loco.
Tale manifestazione, giunta alla XVIII edizione prevede, tra le varie attrazioni la realizzazione, nella splendida cornice della corte esterna della Certosa di San Lorenzo, della megafrittata che viene poi offerta ai partecipanti ai festeggiamenti.
Quell’evento, che mescola storia e leggenda, rivive ogni anno durante la rievocazione storica “Padula in festa per Carlo V”. Questa celebrazione, giunta alla sua 27esima edizione, si svolge dall’8 al 10 agosto.
Durante la rievocazione, i monaci cistercensi, sotto la supervisione del maestro ovarolo Nicola Piccolo, rompono a mano mille uova, proprio come fecero i loro predecessori nel XVI secolo.
La preparazione della frittata è affidata a un maestoso marchingegno, progettato dall’ingegnere Leonardo Lombardi, che scherzosamente è stato soprannominato “da Padula”, in omaggio al celebre Leonardo da Vinci.
Questo gigantesco strumento, composto da due dischi concentrici in acciaio, è riscaldato su un braciere alimentato a legna. Nonostante l’uso di materiali moderni, come l’acciaio inossidabile al posto del ferro, la preparazione della frittata di mille uova resta fedele alla tradizione. Il procedimento è affascinante: i monaci versano venti litri di olio, una miscela di olio di semi ed extravergine di oliva, nella grande padella, spargendo il composto di uova in modo omogeneo.
Una volta pronta, la frittata viene servita in un panino, distribuito a tutti i partecipanti della festa che si radunano nel cortile d’ingresso della Certosa di San Lorenzo.
La frittata di mille uova non è solo una curiosità storica, ma un simbolo della cultura e delle tradizioni di Padula. Ogni anno, la rievocazione attira migliaia di visitatori, contribuendo a mantenere vivo il ricordo di un evento che unisce storia, leggenda e gastronomia.
La celebrazione di “Padula in festa per Carlo V” rappresenta un esempio perfetto di come la storia e la tradizione possano essere valorizzate attraverso la gastronomia. L’evento non è solo una rievocazione storica, ma un’occasione per riscoprire e apprezzare le radici culturali di una comunità.
I monaci erano agitatissimi. Da quando, 5 giorni prima, un messaggero era arrivato sul suo cavallo stremato ad annunciare un’imminente visita, prestigiosa e imprevista: l’imperatore del Sacro Romano Impero, Carlo V, con tutto il suo seguito, aveva scelto proprio loro, proprio la Certosa di San Lorenzo come tappa nella sua ascesa lungo l’Italia. Era il 1535 a Padula, nella Valle del Diano, nella prima e più grande certosa in Italia, dichiarata dal 1998 patrimonio dell’umanità dall’Unesco, un capolavoro che ancora oggi desta meraviglia per la sua maestosità e per la ricchezza delle sue decorazioni.
L’imperatore di un “impero sul quale non tramontava mai il sole” era di ritorno dalla vittoriosa battaglia di Tunisi, dove il 4 luglio dello stesso anno aveva sconfitto l’ammiraglio ottomano Khayr al-Din, noto alla storia come Barbarossa. Sbarcato nella attuale Reggio Calabria, Carlo V il 10 agosto giunse nella Certosa, accolto dal Priore, pronto a tributargli un trattamento di riguardo. Adattandosi anche alla severa regola alimentare dei certosini, che vietava di mangiare carne, e imponendo il precetto anche agli uomini del suo esercito. Rifiutando gli onori riservati alla sua posizione, dormì in una delle celle con l’unico privilegio di sostituire l’umile pagliericcio con un materasso, e godere di lenzuola in lino al posto delle ruvide coperte dei monaci.
Nella grande cucina della Certosa, dove ancora oggi una enorme cappa troneggia sulla stufa a carbone e sui forni a legna rivestiti in maioliche dipinte a mano, tra vasche di lavaggio e tavoli in marmo, serviva pensare a qualcosa di straordinario, di eccezionale per onorare l’imperatore. Ed ecco l’idea: cucinare “una frittata di mille ovi”, come ha raccontato più di un secolo dopo, nel 1640, il sacerdote scrittore Camillo Turini. Fin qui la leggenda, frammista alla storia. Quello che è certo è che quell’evento rivive ogni anno nella in quegli stessi luoghi.
Non una sagra, ma rievocazione storica, “Padula in festa per Carlo V”, giunta alla 27esima edizione, dall’8 al 10 agosto, organizzata dalla Pro Loco guidata da Vincenzo Petrizzo. E sono davvero mille le uova rotte a mano, sbattute e condite dai monaci cistercensi sotto l’occhio vigile del maestro ovarolo, Nicola Piccolo.
Protagonista della preparazione è il maestoso marchingegno progettato da Leonardo Lombardi, che scherzosamente in paese chiamano “da Padula”, a rievocare l’ingegnosità del suo omonimo “da Vinci”: una enorme padella di tre metri di diametro formata da due dischi concentrici e convessi contrapposti scaldati su un braciere, alimentato a legna, su binario per aumentare o diminuire il calore alla bisogna. Certo, d’acciaio invece che di ferro, come vorrebbe la tradizione, per garantire praticità e igiene. Un accorgimento moderno che però nulla toglie allo spettacolo. Mille uova, venti litri di olio misto tra semi ed extravergine di oliva, sale quanto basta (ma di certo ben più di un generoso pizzico), sensibilità al fuoco, destrezza al volano che aziona i tiranti, lunghe pale in legno da pizzaiolo per spargere olio e il composto di uova in uno strato omogeneo e un po’ di pazienza per arrivare a cottura.
Padula Carlo V frittata mille uova 19 agosto
La Frittata: Un Piatto per Tutti
Ideali come agente legante tra ingredienti, le uova si dimostrarono da subito un ottimo amalgama nelle ricette, sia salate sia dolci: negli anni, i cuochi delle classi più abbienti sperimentavano nuove varianti di frittata, sposandole ai più disparati e sofisticati ingredienti, mentre per i contadini - che raramente vedevano in tavola la carne - le uova delle galline, abbinate alle verdure meno nobili del campo e cotte velocemente sul fuoco, si trasformavano in piatti unici ricchi di gusto ed energia.
Frittata al Forno: Una Ricetta Semplice
Ingredienti per 4 persone:
- 8 uova
- 1 cucchiaio abbondante di parmigiano reggiano (o grana padano) Dop
- Sale e pepe q.b.
- Verdure, erbe aromatiche, salumi, formaggi (a piacere)
- Pangrattato q.b.
Preparazione:
- Sbattete le uova in una ciotola con la frusta a mano.
- Amalgamate il parmigiano reggiano (o grana padano) Dop, sale e pepe.
- Mescolate delicatamente per ottenere un composto omogeneo.
- Unite gli ingredienti desiderati (verdure, erbe aromatiche, salumi, formaggi).
- Ungete una teglia a bordi alti (la frittata al forno durante la cottura si gonfia molto per poi abbassarsi) con poco olio o foderatela con carta da forno.
- Versate il composto e spolverizzate con poco pangrattato.
- Fate cuocere per 12 minuti in forno caldo a 190°.
Frittata Super Light
Una versione più leggera della classica frittata è realizzata con i soli albumi (foto sotto) - può tornare utile se avete degli albumi rimasti da un’altra ricetta (per esempio la crema pasticcera, che impiega solo tuorli).Morbida e soffice, la si insaporisce con 1-2 cucchiai di formaggio grattugiato ed erbe tritate, a piacere.
Le Più Gettonate
Tra le frittate più amate troviamo: la frittata di cipolle e quella di patate; la frittata che li ospita entrambi, simile alla tortilla spagnola; la frittata di zucchine e quelle di fagiolini o asparagi.
Varianti Regionali della Frittata
Come ci insegna la tradizione culinaria italiana, le massaie facevano di necessità virtù e così, per gradire, ogni regione ha poi sviluppato una sua originale ricetta dove sono gli ingredienti del territorio a fare la vera differenza.
Frittata in zoccoli: La frittata in zoccoli (o con gli zoccoli) è una tipica celebrità toscana, dove l’arte dell’antispreco ha generato vere prelibatezze come questa. La frittata in zoccoli non è altro che una frittata arricchita da avanzi di carne, per questo viene farcita con pancetta o prosciutto a cubetti o, all’occorrenza, con altri salumi della tradizione. Il risultato è sicuramente godereccio.
Frittata Rognosa: Non di meno è la frittata tipica della cucina piemontese, ma ampiamente preparata in tutto il Nord-Italia. Il suo gusto è deciso grazie alla presenza del salame cotto. Dopo aver mescolato per bene tuorlo e albume con spezie (sale e pepe), erbe aromatiche e formaggio grattugiato, va aggiunto il suo ingrediente principe, che dà una vera spinta di sapore al piatto.
Frittata di Scammaro o frittata di maccheroni: Al Sud se si pensa alla frittata non si può tralasciare la pasta. Come da tradizione l’abbondanza dei piatti partenopei non è una leggenda, la ricetta della frittata di scammaro nasce dall’esigenza di utilizzare la pasta avanzata del pranzo della cena precedente. Nella cucina napoletana, soprattutto, è assai celebre questa preparazione che prevede formati di pasta lunga come gli spaghetti tra gli ingredienti.
Frittata con… le cipolle: È sicuramente una proposta invitante: come spiega l’Artusi, le cipolle, rigorosamente bianche tagliate larghe mezzo dito, vanno lasciate in ammollo e successivamente asciugate. Prima di unirle alle uova direttamente nel tegame vanno fatte soffriggere con olio facendo attenzione a non bruciarle.
Frittata con le verdure e i legumi: Cavolfiori, spinaci, zucchine, piselli, fagiolini, a ogni frittata la sua farcitura. Una delle regole da rispettare sempre quando ci si trova a fare la spesa è sicuramente la stagionalità. Prima di unire con le uova ricordate di lessare e cuocere a parte le verdure, i due principali ingredienti hanno infatti tempi di cottura diversi. Le uova invece si aggiungono sempre in un secondo momento, lasciando sul fuoco pochi minuti. Per impreziosire potete aggiungere formaggi filanti e saporiti, come pecorino o grana.
Curiosità da Record
Si fa presto a dire frittata, ma a qualcuno è sfuggita di mano... anzi: di padella! Nel 1535, nella provincia di Salerno, presso la certosa di Padula venne preparata la frittata di 1000 uova in onore di Carlo V di Spagna, ma c’è una frittata ancor più grande che merita di essere citata. Infatti, il 17 maggio del 1987, in Spagna, il cuoco Antonio Rivera Casal preparò una frittata con 5000 uova, aggiungendo 150 litri di olio e 499 chili di patate.